Paul Klee e le sue idee sul colore
15/11/2019
Paul Klee, nato a Münchenbuchsee il 18 dicembre del 1879, è stato un pittore svizzero proveniente da una famiglia composta dal padre, che era di origini tedesche e che nella vita faceva il musicista, e dalla madre svizzera, che era una cantante.
Oltre alla pittura, Paul Klee era interessato anche alla poesia ed alla musica, ma è nella prima forma d’arte elencata che spiccava, diventando uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo del Novecento.
Sempre alla ricerca della perfezione, dedito ad una continua introspezione ed impegnatissimo nella cura di ogni dettaglio, Klee riteneva che il vero artista raggiungesse l’apice nel momento in cui la tavolozza ed il pennello riuscivano ad esprimere stati d’animo, sentimenti e varie sensazioni.
Klee affermava che era posseduto dal colore, che non aveva bisogno di afferrarlo perché erano tutt’uno ed è per questo che si riteneva un vero pittore. Questa consapevolezza è stata raggiunta da Paul Klee mentre era in viaggio in Tunisia, nel 1914, insieme ai suoi due cari amici Louis Moilliet ed August Macke, dove visitò Hammamet, Kairouan e Cartagine. La scoperta di quei luoghi, le tonalità luminose ed accese e la varietà cromatica dei posti scoperti in questa zona dell’Africa portarono il pittore a scoprire un repertorio completamente diverso di segni grafici.
Dopo aver creato insieme a Franz Marc e Auguste Macke il gruppo artistico chiamato Der Blaue Reiter, gruppo destinato a durare pochissimo per colpa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e dopo gli eventi catastrofici che ha portato la guerra, nonché in seguito alla perdita del suo amico Franz, Paul Klee paradossalmente iniziò a vivere uno dei periodi più fertili della sua vita artistica.
Stabilitosi a Weimar nel 1920, Paul Klee iniziò ad applicarsi alla didattica cominciando ad insegnare Teoria della forma e del colore. Sempre curioso e desideroso di comprendere e conoscere se stesso e la realtà che lo circondava, Klee sviluppò uno stile trasmesso su ogni tela. Per l’artista la figura umana svolgeva un ruolo importantissimo, ma veniva filtrata sempre tramite il suo mondo interiore ed il suo motto era quello in cui affermava che “l’arte non si concentra a riprodurre quel che è visibile, ma riesce a rendere visibile quel che non sempre lo è”.
Nel 1930, dopo aver insegnato alla scuola del Bauhaus, il pittore iniziò ad insegnare presso l’Accademia di Dusseldorf, ma la sua esperienza in questa accademia era destinare a durare poco, in quanto i nazisti consideravano la sua arte degenerata e tanti lavori dell’artista vennero confiscati.
In seguito, affetto da sclerodermia, malattia che non gli dava tregua e che si stava aggravando, Paul Klee iniziò a modificare il suo stile pittorico, puntando su pennellate più scure e su sfondi che gradualmente diventavano monocromi.
Amante dei colori, delle sfumature vivaci, delle sensazioni che provava in ogni luogo e sempre curioso, Paul Klee ha sempre viaggiato e raccontava le sue esperienze a Lily Stumpf, la sua fidanzata segreta che aveva sposato nel 1906, ed attraverso i suoi scritti, i suoi appunti e racconti, nonché attraverso le sue opere, questo artista ha fortemente influenzato l’arte del XX secolo.
Articolo a cura di: Aurora Caraman
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